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Alle Sorgenti del Vuoto EP

by ESANIMA

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Matteo Andreini
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Matteo Andreini è bello. Molto. Favorite track: Relitto di Tristezza.
Manuela Conte
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Manuela Conte sapevo sarei finita ad ascoltare le tue canzoni a mezzanotte e mezza un giorno
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1.
Sepolto Vivo 03:29
Intro: Gli esseri umani sono un'infezione estesa..un cancro per questo pianeta siete, una piaga. E noi siamo la cura. Oscillo nel limbo della normalità, delle opposte polarità, della mia vita che non va. Comincio a dubitare della casualità, se abbiamo un senso e se siamo qua solamente per assurdità. La mia città è una ragnatela di squallore, brulica di mosche fastidiose, irritanti quanto odiose. L'allusione di un vissuto narcisista di un coglione è un illusione narcolettica agli occhi della ragione. Sepolto vivo dal terrore collettivo con il quale convivo, la bara è il guscio abitativo, è protettivo, assiduo, correlato al disordine soggettivo; siete più nevrotici di un ossessivo compulsivo. Ma che ordine, per le strade è il pandemonio; tutti pazzi, tutti pazzi, è un orda da manicomio. La mia faccia è sfatta, vedo feccia e basta e già mi basta per capire quanta poca brava gente sia rimasta. Scegliti una casa, scegliti una vita, scegliti una fottuta maniera per farla finita. Sceglietevi la pace o sceglietevi la guerra, poco importa starei bene se la specie fosse sottoterra. Dovremmo rompere barriere immaginarie Dovremmo tappezzare di cerotti il morale Dovremmo avere armature impenetrabili per attutire piaghe, per non farsi fragili. Si aprano le danze nel teatrino magico, sfoggiate e volteggiate il vostro più sfarzoso abito, che i burattini intoneranno un disperato cantico; catarsi dell'animo nel sentimento tragico. Durante questa primavera, sei la prima vera cosa che riesce a farmi tranquillo alla sera. Non do più niente per scontato, do valore al guadagnato e sputo in faccia al vostro fare da finto schizzato. Se fossi presidente del consiglio, il popolo sarebbe dimezzato senza batter ciglio, se invece fossi un cazzo di dittatore, ci sarebbe un'ecatombe, questo è detto con il cuore. Ho la mania di etichettarmi nel maggiore dei disturbi, leggo pagine di paranoie; occhi furbi, assurdi, vendetta personale finalizzata ad esorcizzare questa mia crisi esistenziale. Sotterraneo sonno sigillami il tormento, rilassa il sesto senso costantemente attento e aspetterei il momento che Lei mi dissotterri, per camminare senza la fobia dei miei vermi. Dovremmo rompere barriere immaginarie Dovremmo tappezzare di cerotti il morale Dovremmo avere armature impenetrabili per attutire piaghe, per non farsi fragili. Si aprano le danze nel teatrino magico, sfoggiate e volteggiate il vostro più sfarzoso abito, che i burattini intoneranno un disperato cantico; catarsi dell'animo nel sentimento tragico. Outro: Non ci sono più barriere da attraversare. Tutto ciò che ho in comune con l'incontrollabile e la follia, la depravazione e il male, tutte le mutilazioni che ho causato e la mia totale indifferenza verso di esse; tutto questo ora l'ho superato. La mia pena è costante e affilata, e io non spero per nessuno un mondo migliore, anzi voglio che la mia pena sia inflitta agli altri, voglio che nessuno possa sfuggire. Ma anche dopo aver ammesso questo non c'è catarsi: la mia punizione continua a eludermi, e io non giungo a una più profonda conoscenza di me stesso. Nessuna nuova conoscenza si può estrarre dalle mie parole. Questa confessione non ha nessun significato.
2.
Ho vegliato tutta notte al cadavere di Osiride Adesso sono vedova Adesso sono vedova Bianca come la luna, aspiro ad annegare nella tua sfortuna. Pallida. Le tue braccia consumate sono storie vendicate Sono lacrime di Dio Consegnate nell'oblio, come pegno di un addio. Datata fu la vita, fu lavata poi vestita, sul vestibolo sopita senza più l'ardir fatica. Che il respiro flebile che d'acqua soffocare fu libidine repulsa che d'acqua ritornare. Dai dimmi, dove sono gli occhi del mio mare? Ho letto sono ovunque, comunque ci sia nave. Ed è l'ora del soliloquio con il sottosuolo, quel solito colloquio senza spazio e senza luogo. Ma adesso, questo mare canta, quelle note cieche cui nessun altro vanta. E se l'oceano spirasse dove desta allora anche un'idea trova lume dove cessa. Labirinti di ramificazioni, quali istinti variopinti nel principio delle azioni. Ed ella canta con occhi semichiusi, danzante nei colori di mondi sconosciuti. Un lento astratto, epilogo adatto Al diafano volto sua agiatà virtù. Siffatto il misfatto, che d'ode ritratto Di genio e bellezza condanna ci fu. Raccontate ai morti una fiaba meno triste Ed inventate loro qualcosa che non esiste. Di poter volare sulle proprie chimere Lontano dal luogo dove tiranneggia il dispiacere. Cantate ai sordi l'inno della speranza Siate la virtù che zittisce l'ignoranza Adottate il privato più che un falso branco E siate solitudine, siate la solitudine. Pupille come specchi rotti Autunnali foglie cedono dai rami come gocce dai miei occhi. E' un'incantevole agonia dei sensi la malinconia dei vivi I tuoi occhi cadono al di dentro, ma poi ancora ridi. Questa terra è nuda, è spoglia di vergogna Lieta se non passa l'uomo con la sua menzogna. Ho spogliato il tuo scheletro e ti spezzasti Mi presi per mano, poi mi gridasti: "Concedimi la gola, relitto di tristezza, che invano cerchi morte, la morte è dentro te. Concedimi la gola, mia fredda vacuità, relitto di amarezza, prendimi l'anima." Now we're apart. Though not through choice. Do we stay mute? Or raise our voice? Emil Cioran - La Caduta nel Tempo Se ci sediamo sulla riva degli istanti per contemplarne il passaggio, finiamo col non distinguervi altro che una successione senza contenuto, tempo che ha perduto la sua sostanza, tempo astratto, varietà del nostro vuoto. Per quanto mi aggrappi agli istanti, gli istanti si sottraggono: non v'è neppure uno che non mi sia ostile, che non mi ricusi e non mi significhi il suo rifiuto di compromettersi con me. Sguarniti, senza sostegni da nessuna parte, affrontiamo allora una sventura inusitata: quella di non aver diritto al tempo. Ed era di prima mattina in cui qui vi si udiva di mala edizione La maledizione nel nome del Padre del Male del figlio del quale vi fu aberrazione. Lo spirituale teneva tepore, tentando l'amore, morendo per ore Quale educazione, azione d'ardore, adorare la morte Dio quale onore. L'altare ideale dove sposare il bene col mare era d'uso colmare, baciare concluso il solenne sacrale giurare. Passione, declino, emozione, rovinio, divino abominio rivivo e ne rido il principio d'amore, poesia di buon nome dividimi l'anima e strappami il cuore.
3.
Io mi confido tra le ombre del mio mondo in bianco e nero. Le mie gambe sono informi e non mi muovo per davvero, ma avevo dei bellissimi occhi blu che conservo con riserbo e non indosserò mai più. Sono mano nella mano col mio demone, bisbiglia cose cui non voglio renderti partecipe. Odia il vile, ne comprende la natura debole per quanto sia illusorio conversarci è dilettevole. Ed anche noi come il diavolo che decadendo fu innalzato a "eternità" al logoramento, qua siamo i postulanti di quel dato momento; schiavi e caduti dal tempo. Così intemporale, poi diverrà elemento della sua propria ragione dell'esser movimento, l'uomo si trascina al suo proprio fallimento; nudo ed abusato da dentro. Saturno se n'è andato sopra al treno delle mezzanotte, al freddo per la neve ma al caldo per le botte. Di una vita. Trucco colato sulla pelle, sotto i lampioni, sotto le stelle. Parto domani, dammi le mani, i tuoi capelli sono gli origami che mi regali. Non abito più a questo mondo, non abito qui, vivo nella mia testa e mi va bene così. Da quando ho fallito la fine del mondo finisco e tradisco ogni cosa ogni giorno, demarco il confine da chi mi sta attorno con fili sottili che dono al mio foglio. Ho i brividi e svengo su questa città, perché come stai sveglio se vivi a metà? In diversi universi di versi sapresti come trovare più bella realtà? Evoco l'inarrivabile labile bile del mio divenire che vede la fine e la vive per dire se il fine è sicuro o dovremmo partire, per aridi lidi vivi di nuovo, miei vividi lividi vivi di nuovo, dividimi in modo io viva di nuovo i miei limiti alle sorgenti del vuoto.
4.
Prendi tutto quel che ho, io sto sognando, l'acqua sa cosa farò. Prendi tutto quel che ho, io sto sognando, l'acqua sa dove andrò. Oggi è una fredda giornata d'inferno, la giusta per congelarsi il cuore in eterno. Ricominciare quando poi sarà finita, quando finalmente il caos avrà vinto la partita. Torneranno le buone maniere; i personaggi nati nelle storie di un romanziere, resterà, chi non voleva rimanere, chi progettava proiezioni lunghe notti intere. Scaccia gli incubi dai succubi del male per non tramutare calma in tempesta emozionale. E adesso cosa ci rimane per resuscitare, dimmi come ricreare su un qualcosa indisposto a mutare. E' la storia dell'uomo di vetro, prezioso come un gioiello, prezioso come un segreto. Gli occhi trasparenti cercan l'indefinito, un'astrazione tale da non porsi più quesito. La mania, l'anoressia, le vertigini sconnesse che fanno compagnia; dai metafisici disegni della psichiatria ad un senso di meraviglia che lo portò via. Sprofondò nell'immondo non ritorno, ma niente al caso, il suo percorso venne eraso. Fu plasmato, malleato dalle circostanze, fu un intrapsichico naufragio delle proprie istanze. Era divenuto così vulnerabile, le sue gambe un terremoto quasi incrollabile. Fiumi su fiumi su fiumi di parole per tentare di accettare il tramonto della prole. Quello che rimase di quello che fu, il tempo se lo prese e non lo rese più. Fiumi su fiumi su fiumi di colore condussero alla quiete senza far rumore. Prendi tutto quel che ho, io sto sognando, l'acqua sa cosa farò. Prendi tutto quel che ho, io sto sognando, l'acqua sa dove andrò.
5.
Friedrich Ed ho cercato la retta via, un equilibrio tra queste due pendenze in contrasto adesso vibro. E tra le pagine di un libro le quali rivivo in 'sto pianeta di zombie non morti, Resident Evil. E colpi schivo, lanciati dalle scelte di un bivio adesso sorrido, perso nel mio sonno assopito, campionario assortito, obiettivo in queste nuvole svanito, e in questo loop intriso. Non ho partito, nè sedute. Facce sconosciute nelle strade sperdute. Ho imparato dal Siddharta di Hesse, larghe vedute. Non tutti quei volti sono scuri, in certi casi sono puri. Ma mai sicuri. Es-Anima Respira nell'abisso, esisti un altro tempo ed evoca il mai visto. Quale elogio all'irreale, che poi alla fine è solo onirico orientare il tangibile al fittizio. E per favore aiutami a sanguinare, dall'anima rigettare, di una vita assimilate. Fantasie disonorate tra utopie dimenticate, Dio tagliami la gola per rispettare l'ideale. E la paura ci consuma, la paura uccide. Firmo con il sangue per la morte più sublime. Ode alle tue vene cariche di notti, dormienti e senza colpa, sul guanciale dei singhiozzi. Sono esiliato alla fatalità, ormai senza neanche più peso e nemmeno più un età. Illusioni e grida la tua bocca incarnerà, e dai rantoli sommessa la parola perderà... L'amore.

about

"Alle Sorgenti del Vuoto EP" is the Es-Anima's debut album. Dark sounds, conscious and deep lyrics and an intense voice give to this EP a new way to feel music.

credits

released May 28, 2015

I just want to thank every person who supported me to do this. Without you I wouldn't be here.

Recorded and mixed by Toni Circelli
Cover made by Martha A. Devon

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I just write sad songs for people who don't exist.

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